Cammino di Santiago
17 novembre – 19 dicembre 2021
La realtà, il sogno, lo spazio, il tempo.
Note a margine del diario quotidiano
32 giorni di Cammino
32 giorni diversi
Come sempre prima di partire i dubbi e timori attanagliano, la mente ed il fisico.
Nonostante la ventennale esperienza.
Da Saint Jean Pied de Port a Santiago di Compostela nella stagione fredda.
800 km e più di rilievi e pianure con temperature che sapevo sarebbero state anche sotto lo zero.
Riuscirò a farcela?
Ma poi giorno dopo giorno i miei timori, dissolvendosi, sono diventati la mia forza.
Adesso che il Cammino è terminato mi viene da sorridere a tutti quei dubbi.
Il sogno, del lungo sonno dell’immobilità forzata, si realizzava giorno dopo giorno.
In verità in certi giorni non è stato facile, soprattutto quando le condizioni meteorologiche, pioggia insistente e bufere di neve, rifugi che dovevano essere aperti erano invece chiusi o senza riscaldamento e, non ultimo, il problema al ginocchio sinistro.
Ancora una volta il Cammino ha determinato le mie scelte e il mio andare.
Nessuna impresa, avventura.
Però essere sul Cammino di Santiago nella stagione fredda necessita un pizzico di follia, unita alla consapevolezza dei propri limiti.
Tante foto, perfino mini video, e la mia presenza nelle fotografie come non mai che in passato apparivo, per scelta, rare volte.
Nella stagione fredda la vita lungo il Cammino di Santiago è sostanzialmente dentro “una bolla spazio-temporale” dove si frequentano o incontrano poche persone.
Compagnia, poca ma buona.
La prima metà sono stato parte di un gruppetto che più che moderni pellegrini sembravano moderni picari.
Ero parte di una barzelletta quotidiana: e c’era un italiano, un francese, uno spagnolo, una svedese poi da Logroño sostituita da una tedesca …
Simpatici, allegroni e meravigliati della mia età e che percorressi il Cammino in quel periodo dell’anno …
Provare a spiegargli che era una necessità psico-fisica.
Sul Cammino, in compagnia o da solo, condivisione di foto, pensieri, musica, informazioni sul percorso, sui bar, rifugi aperti e tanto altro …
come mai era accaduto …
Credo sia una caratteristica dell’andare a piedi quando, giorno dopo giorno, si creano forti legami.
In bicicletta può non accadere.
Un Cammino diverso nella stagione fredda.
Albe gelide e lattiginose di nebbia.
Notti fredde con la luce della luna a riflettersi sui vetri dei rifugi.
Sentieri resi duri dal gelo notturno, dove i passi risuonano secchi.
Boschi quasi spogli ma con tappeti di foglie umide fruscianti al mio passo e, quando secche, schioccanti sotto i miei scarponcini.
Villaggi (pueblos) vuoti e deserti o quasi.
Le città invece addobbate per il natale imminente, ma fredde e poco ospitali.
Le ricordavo in estate, piene di colori e vita e ovviamente di moderni camminanti, (pellegrini?), affaticati e ciarlieri delle loro avventure quotidiane.
Spazio e tempo per me.
Spazio intorno e dentro di me.
Notti tranquille in rifugi pubblici (pochi), privati e religiosi (non molti) poco affollati o da solo per la metà del Cammino.
Sonni tranquilli, cosa che raramente avviene altrove.
Problemi fisici: il ginocchio sinistro che da Burgos ha iniziato a dolermi seriamente, tanto da temere di non riuscire ad arrivare alla meta. Invece …
Incontri particolari, un paio speciali e qualcuno curioso.
Solitudine, tanta, cercata e trovata; soprattutto dopo Burgos quando ho iniziato a seguire il mio Cammino solitario.
Solo la mia lunga ombra a tenermi compagnia.
Commozione quotidiana per essere lì, ancora una volta nonostante l’età con tutti i suoi acciacchi fisici.
Gioia rinnovata per riuscire a percorrere tappe anche di oltre 25 km in tranquillità, nonostante gli “accipicchia” del meteo.
Però nell’ultima settimana in Galizia, sole e caldo inusuale.
Arrivare a Santiago di Compostela in un giorno di sole luminoso e caldo a dicembre inoltrato, novità assoluta che sono sempre arrivato sotto il diluvio, in estate.
La musica del Cammino.
Può essere difficile da capire ma il Cammino ha una sua musica.
C’è la musica che proviene dall’esterno, quella dei passi lungo i sentieri del Cammino, del vento che smuove i rami degli alberi nei boschi, dallo schioccare al suolo delle grosse gocce di pioggia, dallo svolazzare e canto degli uccelli.
Perfino il rumore delle auto in lontananza ha una sua particolare musicalità, non invasiva quando invece sono troppo vicine.
Poi c’è la musica interiore, più intima, una sorta di colonna sonora che emerge dalle pieghe della memoria, sottofondo dei ricordi, esperienze di vita, aspettative che si sono avverate ed altre no.
Nei momenti di maggiore difficoltà fisica, c’era anche quella sonora che proveniva delle cuffiette, che però non mi isolavano dell’esterno, utilizzate come compagnia di Cammino, mi aiutavano a trovare il ritmo giusto dell’andare.
Canzoni e brani strumentali raccolte negli anni e diventati compagni di vita.
Lo so, non si dovrebbe.
Però ero felice di ritrovarle nella difficoltà, anche come compagnia di Cammino.
Sorpresa per le novità del Cammino, ogni giorno.
Una sorta di sua “modernizzazione”.
A volte avevo l’impressione di percorrere una autostrada, con sentieri oggi cementati, lastricati o asfaltati; nuove indicazioni e pilastrini (in Galizia adesso anche ogni 250 m ci sono pilastrini che indicano nuovi percorsi alternativi, “Camino Complementario”).
Il pilastrino degli ultimi 100 km non l’ho trovato dove lo ricordavo.
Oggi è su un tratto lastricato quasi all’ingresso di A Pena, una delle numerose fattorie sparse (aldea), mentre fino a pochi anni fa era posizionato lungo un sentiero tra muretti a secco (corredoiras) nel mezzo di un boschetto.
Più avanti o più indietro, non so bene perché non ho voluto controllare le vecchie fotografie per non infrangere vecchi ricordi.
Nuovi albergue privati dove prima c’era solo una vecchia fattoria … e tanto altro ancora.
Tutto cambia nella vita e quindi anche il Cammino di Santiago.
Però a volte ero stordito da questi cambiamenti, come se mi avessero rubato i ricordi più intensi, perché la mente li aveva fissati in un tempo ora dissolto nella memoria.
Il Cammino con la sua storia secolare è testimone del passare del tempo: strade, sentieri, boschi, pianure, fiumi, città, villaggi, cattedrali, chiese, monasteri, cappelle, case, palazzi, ecc., tutta quella storia di antiche pietre che tramandano un antico sapere, lentamente costruito.
Credo siano poche le esperienze della vita che definiscano la condizione umana come quando si cammina con consapevolezza e a lungo in uno dei più antichi percorsi di pellegrinaggio.
Camminare giorno dopo giorno verso “un qualcosa di misterioso” che per i credenti è testimonianza di fede; oppure come semplice laico dubbioso della tradizione tramandata, ma dove dopo pochi giorni ogni passo può sgretolare lentamente quei dubbi e il Cammino diventa una metafora per approfondire la propria esistenza.
Grazie per aver letto fino a qui.